mercoledì 7 settembre 2016

LIBERTA' E LAVORO INTERIORE


Che cosa significa essere liberi?
Significa poter fare tutto quello che vogliamo?
Da che cosa dobbiamo liberarci?
Essere liberi significa saper mantenere una certa serenità di fronte a tutte le circostanze della vita.
Essere liberi significa non dipendere dai propri desideri, non essere schiavi di se stessi.
La vera libertà si conquista con il lavoro interiore.
Non c'è libertà senza un autentico lavoro psicologico.
La libertà dev'essere conquistata facendo "sforzi coscienti" quotidiani.
Questi sforzi devono essere diretti contro tutti quei meccanismi istintivi che sono presenti in noi e che provano in tutti i modi a derubare la nostra libertà.
Che cosa ci fa soffrire?
Sono i nostri attaccamenti alla vita, alle cose, alle persone, alla sofferenza, ecc.; eliminati i nostri attaccamenti, ritroviamo la felicità della libertà.
Tutto qui.
Oggi pretendiamo di essere liberi, di non avere catene, non sapendo minimamente che cos'è la libertà.
A volte crediamo di essere liberi, e ci sorprendiamo che ci siano regole, leggi che limitano la nostra libertà, ma è giusto che il nostro operato venga limitato.
Per essere liberi bisogna avere coscienza, ma la coscienza va guadagnata, va conquistata con il lavoro interiore serio e quotidiano.
Essere libero non significa poter fare tutto quello che voglio, perché in quel "Io voglio" ci sono i semi della sofferenza che è l'ego, con tutti i suoi attaccamenti e perversioni.
Quindi chi crede che la felicità, o meglio la serenità, si consegua soddisfacendo i propri desideri, istinti, pensieri, emozioni, ecc., dimentica che in tutto questo c'è ego, attaccamento e sofferenza per sè e per gli altri e di sicuro poca libertà.
Perciò prima è necessario eliminare i propri attaccamenti, presenti in noi, nella mente, nel cuore e nell'istinto, e poi potremo finalmente "permetterci" di essere felici e di trascendere anche le leggi meccaniche della natura ritrovando l'autentica libertà.

"Libertà… bella parola, bel termine! Quanti crimini sono stati commessi in nome suo!
Ogni volta che si lotta per la libertà, ci si ritrova poi delusi, nonostante le vittorie.
Tanto sangue versato inutilmente in nome della libertà! Eppur tuttavia continuiamo ad essere schiavi di noi stessi e degli altri.
La libertà è qualcosa che bisogna ottenere dentro di sé; nessuno può ottenerla fuori di sé.
“Cavalcare nell’aria” è un’espressione orientale che allegorizza il senso della genuina libertà.
Nessuno potrebbe sperimentare realmente la libertà finché la sua coscienza resterà imbottigliata nel se stesso, nel me stesso.
Quando si vuole sinceramente ottenere la libertà, è urgente comprendere questo “io stesso”, la “mia” persona, quello che “io” sono.
Ricchi e poveri, credenti e miscredenti, tutti sono di fatto prigionieri anche se si considerano liberi.
Fin quando la coscienza, l’essenza, quanto di più degno e decente abbiamo dentro di noi, resterà imbottigliata nel se stesso, nel me stesso, nell’io stesso, nei miei appetiti e timori, nei miei desideri e passioni, nelle mie preoccupazioni e violenze, nei miei difetti psicologici, di fatto si resterà in prigione.
La coscienza libera, carente di io, in assoluta assenza del me stesso, senza desideri, passioni, appetiti né timori, sperimenta in modo diretto la vera libertà.
Qualunque concetto sulla libertà non è la libertà. Le opinioni che ci facciamo sulla libertà sono ben lontane dall’essere la realtà. Le idee che forgiamo sul tema della libertà non hanno nulla a che vedere con l’autentica libertà.
La libertà è qualcosa che dobbiamo sperimentare in modo diretto; questo è soltanto possibile morendo psicologicamente, dissolvendo l’io, facendola finita per sempre con il me stesso.
Non servirebbe a niente continuare a sognare la libertà, se ad ogni modo proseguiamo come schiavi".

La Grande ribellione, Samael Aun Weor

Nuova Accademia Gnostica di Genova

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